LA DIFESA
L’incastellamento è il processo di fortificazione di villaggi e residenze signorili tra la fine del IX e il XII secolo, a seguito dell’insicurezza per le invasioni dei saraceni, normanni e ungari.
Dopo la morte di Carlo Magno, il potere centrale divenne sempre più debole e non fu più in grado di garantire una protezione militare efficace. Fu la fine del sistema feudale fondato sul vassallaggio: i feudatari cominciarono a fortificare i propri possedimenti e a organizzare una difesa autonoma rimpiazzando a poco a poco la figura del sovrano.
Vediamo in dettaglio le numerose difese e accorgimenti di cui è dotato il castello di Fénis.
- Due cinte murarie
Le due mura di cinta erano la prima linea di difesa che gli assalitori incontravano.
L'attuale cinta esterna, ricostruita nel periodo fascista, potrebbe essere superata facilmente grazie a una serie di scale; sicuramente quella originale era molto più imponente. I merli fungevano da elemento decorativo e, in caso di attacco, erano utili come scudo fisso dietro cui arcieri e balestrieri potevano ripararsi.
La porta della cinta esterna era situata a Ovest dove la leggera pendenza del terreno rendeva difficile l’utilizzo degli arieti. Il tragitto piuttosto lungo per raggiungere l’ingresso della cinta interna garantiva un’efficace azione degli arcieri sugli assalitori. Questa seconda porta non poteva essere sfondata con un ariete a causa del ridotto spazio tra le due cinte murarie. Oggi si può notare lo stipite scavato dal passaggio dei carri che erano obbligati a fare una curva molto stretta per entrare nel castello. 
Feritorie e caditoie
La feritoia è un’apertura nel muro da cui il difensore poteva lanciare frecce con un arco o una balestra senza rischiare di essere ferito.
Spesso nei castelli troviamo le caditoie, elementi architettonici integrati nel parapetto delle pareti verticali degli edifici o sulla sommità delle torri. Attraverso l’apertura, i difensori lasciavano cadere pietre, pece o acqua bollente per mettere in fuga gli invasori. Nel castello di Fénis la presenza di stretti varchi tra le due mura di cinta ne aumentavano notevolmente l’efficacia. 
Comunicazione visiva con gli altri castelli
Ogni castello fu costruito in un punto da cui poteva essere visto da uno o più castelli. Ciò consentiva, in caso di attacco, di diffondere tempestivamente l’allarme in tutta la regione attraverso segnali visivi preconcordati. Il sistema era estremamente efficace: un messaggio poteva passare da Torino a Chambéry in sole tre ore!
Sopravvivere a un assedio
Per resistere agli assedi il castello doveva disporre di riserve alimentari e idriche. Allo scopo, vicino al cortile interno si trovavano i magazzini e una cisterna interrata della capacità di 5.000 litri. L’acqua piovana veniva raccolta collocando botti in legno sotto i doccioni, elementi architettonici in cui confluiva la pioggia caduta sul tetto. I domestici poi provvedevano a svuotare le botti nella cisterna e a riposizionarle sotto i doccioni.
Ci si può chiedere perché il castello di Fénis sia stato dotato di un apparato difensivo così imponente. La posizione in cui sorge l’edificio, priva di difese naturali, è una giustificazione solo parziale. Infatti, la ragione prevalente è pratica: il castello era il centro amministrativo del feudo, per cui vi era la necessità di scoraggiare eventuali attacchi nemici. È forse anche per questo che, ad oggi, non abbiamo fonti storiche che attestano un intervento militare contro i Signori di Fénis. Infine, la maestosità del complesso era il simbolo per antonomasia del prestigio e della potenza economica della famiglia Challant.
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